Dalle ceneri dell’antica Oplontis, città residenziale patrizia, rinasce la Capitale dell’arte bianca Torre Annunziata, un comune della città metropolitana di Napoli con circa 40.000 abitanti.

Adagiata nell’insenatura più interna del golfo di Napoli, in uno stretto lembo tra il Vesuvio e il mare, è riconosciuta infatti come municipalità della Zona Rossa del Vesuvio, centro balneare di spicco e membro del Parco Regionale del fiume Sarno.

Piccola parentesi sull’etimologia: tutto ebbe inizio nel periodo di fondazione del XIV secolo, quando fu eretta una torre difensiva sulla piccola chiesa dedicata alla Vergine dell’Annunciata, sotto ordinazione del conte Orsini, dando così nome alla borgata Torre dell’Annunciata e successivamente, con il Re Ferdinando I delle Due Sicilie, si conferma definitivamente in Torre Annunziata.

Laboriosa e creativa, infatti fin dalla sua fondazione, ha fatto del commercio, pesca, produzione della pasta (Voiello e Setaro come brand più noti) e turismo come attività cardini. Ma non finisce qua: dal periodo della prima Rivoluzione Industriale diventa anche importante centro produttivo nei settori metalmeccanico, siderurgico e attualmente, anche in quelli nautico, farmaceutico (presente sul territorio una delle sedi della svizzera Novartis) e portuale, dove accoglie il terzo porto della Campania per estensione.

Ricca di storia e testimonianze, infatti vi segnaliamo:

  • Sito archeologico Oplontis: patrimonio dell’umanità UNESCO dal 1997, già dalla fine degli Anni 60 sono state riportate alla luce diverse costruzioni, come la sfarzosa villa romana appartenuta probabilmente alla Gens Poppaea, la rustica villa di Lucio Crasso Tertius con le mura forgiate da monili e gioielli di pregiata arte orafa. Infine, ritroviamo anche dei resti di antiche terme e saline, oggi situate nelle Terme Vesuviane.
  • Basilica Pontificia Ave Gratia Plena - Santuario della SS. Madonna della Neve, situato nel quartiere Annunziata in piazza Giovanni XXIII, dove è conservata l’immagine sacra e si narra di un’antica tradizione, iniziata il 5 agosto della seconda metà del XIV secolo, dove alcuni pescatori nei pressi dello scoglio di Rovigliano, nell’issare le reti, ritrovarono impigliata una cassa di legno e nel recuperarla, rinvennero con stupore un’icona mariana in terracotta, in stile greco, stringendo il Bambino Gesù con il braccio sinistro. Da quel momento, la sua rievocazione e ritrovamento divennero festa patronale.

Come inizialmente accennato, a livello culinario, è famosa per la sua arte e produzione di pasta e prodotti da forno, fin dal primo Dopoguerra, dove particolare è il formato corto del pastificio Marulo, chiamato “Tritone Oplontino”.

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