Domenica 8 dicembre, le “pantere” di Mr Castellaneta faranno visita alla Tecnova, la formazione che difende i colori della città che ospiteranno la prossima gara di campionato della Brio Lingerie: Gioia Del Colle. La sfida, con inizio alle 18, ovviamente in diretta streaming sulla nostra pagina Facebook, avrà un sapore speciale per il nostro allenatore, Davide Castellaneta, che in quel di Gioia è nato e ci vive.
Gioia del Colle è un comune di 27 mila abitanti circa, fa parte della città metropolitana di Bari e sorge sull'altopiano delle Murge, a 360 m s.l.m. L'attuale abitato di Gioia del Colle nasce intorno a un castello di origini bizantine, simbolo della città.
Il suo nome deriva da Joha, riduzione del cognome Joannakis, famiglia bizantina presente in questi luoghi in età medioevale, ma sull'origine del toponimo ci sono molte opinioni e perfino leggende. Una delle più famose è quella secondo una nobil donna in viaggio nella zona perse dei gioielli tra cui una bellissima e preziosissima collana. Al luogo dove la collana venne ritrovata venne dato il nome "Gioia del Colle".
La complessa ed originale storia della città di Gioia del Colle è illustrata anche nel suo particolare stemma araldico: una coppa a forma di calice ricolma di gioielli e bordata da motivi agricoli. Diversamente dagli stemmi dei paesi limitrofi, quello di Gioia del Colle, risalente al 1934, non si lega ad alcun simbolo raffigurante casati, marchesati o ducati, ma racconta la presenza di una civiltà eterogenea che va dalla povertà alla ricchezza, dall'artigianato al latifondo.
Si ispira ad una scultura eseguita nel 1480 da Joannes de Rocca, su di una pietra murata nella sede dell'Università di Gioia, raffigurante tre stemmi: quello di Gioia con la scritta Universitas Joe, quello Aragonese con la corona reale e quello dei conti Acquaviva di Conversano.
L'abitato fu ricostruito dal normanno Riccardo Siniscalco, per poi essere distrutto da Guglielmo I di Sicilia detto "il Malo". Fu rifondato nel 1230 da Federico II di Svevia al ritorno dalla Crociata. Sembra che il castello fosse una residenza in cui sostava durante le sue battute di caccia. Fu poi completato dagli Angioini che aprirono delle finestre sulla cortina.
Un altro simbolo della storia locale è la Chiesa Madre (in foto): eretta verso la fine dell'XI secolo da Riccardo Siniscalco col nome di "Chiesa palatina di S. Pietro", era stata inizialmente dedicata a San Pietro, fu successivamente rinominata “Madonna della Neve". La chiesa venne distrutta nel 1764 da un incendio appiccato nel corso di una sommossa popolare. Nello stesso anno la chiesa venne ricostruita e dedicata alla natività della Beata Vergine.
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